Giovane di 20 anni fonda un Paese su un territorio conteso: la vera storia della Free Republic of Verdis

Dal sogno adolescenziale alla sfida alla geopolitica internazionale. È la parabola di Daniel Jackson, oggi ventenne, che nel 2019 ha deciso di fondare uno Stato su un lembo di terra lungo il Danubio non reclamato ufficialmente da nessuno. Una vicenda che sembra uscita da un romanzo d’avventura, ma che è interamente reale — e che continua a far discutere tra curiosi, appassionati di micronazioni e studiosi di diritto internazionale.
Un’idea nata da un adolescente
La storia di Daniel Jackson inizia ben prima della sua proclamazione a presidente. Nato in Australia e cresciuto tra tecnologia e creatività, Jackson si avvicina fin da giovanissimo al mondo digitale. A 14 anni sviluppa giochi online su Roblox, ma nel frattempo coltiva un’idea singolare: creare un Paese tutto suo.
Non si tratta di un capriccio passeggero. Nel tempo, Jackson si documenta su concetti come terra nullius (terra di nessuno), micronazioni e diritto internazionale. Nel 2019, a soli 16 anni, scopre che lungo il Danubio esiste un fazzoletto di terra di circa 0,5 km² non formalmente reclamato né dalla Croazia né dalla Serbia, a causa di dispute territoriali pregresse. Quel punto, noto come Pocket Three, diventa il suo obiettivo.
La scoperta del “vuoto” giuridico
Pocket Three si trova in una zona di confine complessa, dove la linea di demarcazione tra Croazia e Serbia segue regole diverse a seconda delle mappe adottate. In pratica, i due Stati rivendicano porzioni differenti di territorio, lasciando alcuni lembi senza un’affermazione chiara di sovranità.
In diritto internazionale, queste aree sono rarissime. Vengono spesso definite come terra nullius, anche se in questo caso non si tratta di vera e propria assenza di sovranità, bensì di una zona non effettivamente amministrata da alcuno dei due Paesi. Per Jackson, quell’anomalia geopolitica era il terreno perfetto per trasformare un’idea in realtà.
La proclamazione del 30 maggio 2019
Il 30 maggio 2019, Daniel Jackson annuncia ufficialmente la nascita della Free Republic of Verdis. Con un sito web dedicato, una bandiera, una bozza di costituzione e un governo provvisorio, dichiara di assumere il ruolo di presidente ad interim.
La scelta del nome “Verdis” è simbolica: richiama il verde, colore della speranza, e simboleggia l’idea di un futuro libero e indipendente per chiunque voglia far parte del progetto. Jackson presenta la sua micronazione come aperta a persone di ogni nazionalità, con un sistema politico democratico e una particolare attenzione all’ambiente.
Una nazione in miniatura: bandiera, moneta e passaporti
Dopo la proclamazione, il giovane presidente si mette al lavoro per dare concretezza al suo Stato. Vengono progettati:
- Una bandiera ufficiale, a strisce verdi e bianche con un simbolo centrale.
- Una valuta nazionale.
- Passaporti biometrici dotati di chip, pensati per i cittadini di Verdis.
- Un sito internet istituzionale e canali social ufficiali.
Jackson non si limita a dichiarazioni simboliche: avvia una campagna per attrarre cittadini. Secondo le sue stime, oltre 15.000 persone da tutto il mondo hanno presentato domanda per ottenere la cittadinanza verdiana. Dopo una selezione, ne vengono accettate circa 400.
Il sogno e la realtà del riconoscimento internazionale
Il giovane presidente sa bene che ottenere il riconoscimento ufficiale è quasi impossibile. Secondo la Convenzione di Montevideo del 1933, per essere considerato uno Stato sovrano serve:
- Una popolazione permanente.
- Un territorio definito.
- Un governo.
- La capacità di intrattenere relazioni diplomatiche con altri Stati.
Verdis ha un governo e cittadini, ma il territorio è conteso e non riconosciuto. Inoltre, nessun Paese ha manifestato l’intenzione di avviare rapporti diplomatici. Nonostante questo, Jackson continua a presentarsi come capo di Stato, partecipando a conferenze sulle micronazioni e rilasciando interviste internazionali.
L’inizio delle tensioni con la Croazia
Per qualche anno, l’attività di Verdis resta confinata soprattutto online. Ma nel 2023 Jackson decide di passare dalle parole ai fatti. Insieme ad alcuni sostenitori, si reca fisicamente a Pocket Three per stabilire un avamposto. Qui issa la bandiera, monta tende e comincia a pianificare infrastrutture minime.
La mossa non passa inosservata. Le autorità croate intervengono rapidamente, arrestano Jackson e gli altri presenti, li accusano di violazione di confine e li deportano. Per Jackson arriva anche una misura durissima: divieto a vita di ingresso in Croazia.
Un governo in esilio
Dopo l’espulsione, Jackson dichiara che la Free Republic of Verdis continuerà a esistere, ma come governo in esilio. La sede “virtuale” resta attiva, così come la cittadinanza e i progetti di sviluppo a distanza. La Serbia, dal canto suo, non sembra ostile quanto la Croazia, ma non riconosce formalmente lo Stato.
Jackson approfitta dell’attenzione mediatica per rafforzare la comunità verdiana online, presentando Verdis come un laboratorio politico, sociale e culturale. Nei suoi discorsi, insiste sul tema della libertà, dell’autodeterminazione e della sfida ai modelli di governance tradizionali.
Le reazioni del mondo
La storia di Verdis viene ripresa da giornali e televisioni in vari Paesi. Alcuni commentatori la liquidano come una stravaganza senza conseguenze, altri la considerano un’interessante provocazione intellettuale.
Nel mondo delle micronazioni, Verdis entra rapidamente tra gli esempi più noti insieme a:
- Il Principato di Sealand (Regno Unito, piattaforma in mare aperto).
- Liberland (fondata nel 2015 tra Croazia e Serbia).
- Il Regno del Nord Sudan (creato da un padre americano per “donare” un regno alla figlia).
Il presente e il futuro di Verdis
Oggi, la Free Republic of Verdis non è riconosciuta da nessuno Stato e il suo territorio resta di fatto inaccessibile al presidente e a molti cittadini. Nonostante questo, l’idea sopravvive. Jackson continua a progettare un futuro in cui Verdis possa diventare un’entità autonoma, o almeno un simbolo di un’utopia possibile.
Nei suoi interventi pubblici, sottolinea che il progetto è anche un esperimento sociale: un modo per dimostrare che, con determinazione e creatività, un singolo individuo può mettere in discussione le mappe ufficiali e le regole della politica internazionale.
Una lezione di idealismo e determinazione
La vicenda di Daniel Jackson dimostra come un’idea apparentemente assurda possa trasformarsi in un fenomeno globale. Che si tratti di un’operazione mediatica, di un atto politico o di un sogno romantico, Verdis resta un esempio di quanto la passione di un singolo possa accendere la curiosità del mondo.
Jackson, dal canto suo, non sembra intenzionato a fermarsi. “Verdis vivrà — ha dichiarato in una recente intervista — perché non è solo un pezzo di terra. È un’idea. E le idee non hanno confini.