La strage silenziosa che paga le tasse: 20.000 morti al giorno e lo Stato ci guadagna

Ogni giorno, senza grandi titoli di giornale, oltre 20.000 persone muoiono nel mondo a causa del fumo di sigaretta. Non è una catastrofe naturale, né un virus: è un’abitudine che uccide lentamente, legalmente, e con la complicità silenziosa delle istituzioni.
Questa strage quotidiana non è solo tollerata, ma anche profondamente monetizzata. Lo Stato non solo consente la vendita delle sigarette, ma ci guadagna miliardi ogni anno attraverso tasse e accise. Il tabacco è un killer silenzioso, ma benvoluto: perché ogni morte fa girare l’economia.
Oltre 20.000 morti al giorno: numeri che fanno tremare
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), il tabacco è responsabile di oltre 8 milioni di morti all’anno. Di questi:
- Circa 7 milioni sono fumatori attivi.
- Oltre 1,3 milioni sono vittime del fumo passivo.
Tradotto in cifre giornaliere:
- Circa 22.000 persone muoiono ogni giorno.
- Quasi 1.000 ogni ora.
- 1 ogni 4 secondi.
Nonostante ciò, le sigarette continuano ad essere vendute liberamente, accanto a caramelle, snack e biglietti del bus. Nessuno Stato ha davvero il coraggio di vietarle. Il motivo? Il fumo è uno dei prodotti più redditizi al mondo, anche per i governi.
Ogni Stato ci guadagna: ecco come funziona il meccanismo
Ogni pacchetto di sigarette venduto genera entrate fiscali. In Italia, ad esempio, oltre l’80% del prezzo di vendita di un pacchetto è composto da tasse. Su un pacchetto da 5 euro, circa 4 vanno direttamente allo Stato.
Qualche cifra concreta:
- In Italia, lo Stato incassa oltre 14 miliardi di euro all’anno dalle accise sul tabacco.
- In Germania, la cifra supera i 16 miliardi.
- Negli Stati Uniti, il totale tra tasse federali e statali è di oltre 30 miliardi di dollari annui.
- Anche nei Paesi poveri, dove le cure contro i tumori mancano, i governi guadagnano dal tabacco.
Ogni Stato ci guadagna, anche se il costo sociale è immenso. Per ogni euro incassato, ne vengono spesi almeno due per curare le malattie correlate al fumo: tumori, infarti, ictus, broncopneumopatie.
Un’industria spietata: come si costruisce una dipendenza
Il fumo non è solo un’abitudine: è una dipendenza scientificamente progettata. La nicotina altera la chimica cerebrale, causando assuefazione già dopo poche sigarette.
Le aziende produttrici non solo lo sapevano: lo hanno voluto. Hanno investito milioni per:
- Regolare la quantità di nicotina in modo da renderla perfettamente “gestibile” ma non eliminabile.
- Aggiungere sostanze che accelerano l’assorbimento della nicotina.
- Studiare il comportamento dei consumatori per massimizzare la fidelizzazione.
Il risultato? Un cliente che, anche se sa che sta morendo, non riesce a smettere.
Una storia di colonizzazione e marketing
Il tabacco ha origini antiche: era usato da molte popolazioni native americane in contesti rituali e spirituali. Ma con l’arrivo degli europei, divenne merce.
Nel corso dei secoli:
- Fu una delle cause principali della colonizzazione delle Americhe.
- Fu coltivato con il lavoro degli schiavi africani nelle piantagioni.
- Diventò simbolo di eleganza e ribellione grazie al marketing del Novecento.
Le grandi aziende investirono pesantemente in pubblicità, cinema, sport, persino nella scienza. Negli anni ’50, alcuni medici venivano pagati per sostenere che fumare faceva bene ai nervi.
Il marketing era spietato: sigarette per le donne, per i bambini, per i soldati al fronte. Ogni categoria era un target.
Fumo passivo: uccide anche chi non sceglie
Uno degli aspetti più crudeli del tabacco è il fumo passivo. Si tratta del fumo inalato involontariamente da chi vive, lavora o viaggia accanto a un fumatore.
Le vittime principali sono:
- Neonati e bambini, più vulnerabili alle sostanze tossiche.
- Anziani e malati cronici.
- Lavoratori esposti, come camerieri e baristi nei locali chiusi (prima dei divieti).
Il fumo passivo provoca:
- Cancro ai polmoni.
- Asma nei bambini.
- Infarti in adulti sani.
- Morte improvvisa neonatale (SIDS).
Non scegliere di fumare non protegge: basta respirare l’aria contaminata per essere colpiti.
Perché non lo vietano? Il paradosso dello Stato dipendente
Se il fumo uccide e costa alla sanità pubblica, perché non viene vietato?
La risposta è tanto semplice quanto inquietante: lo Stato è dipendente dagli introiti fiscali del tabacco.
Battere cassa è più importante che salvare vite. E nessun governo ha ancora avuto il coraggio di spezzare questo legame tossico.
Anche quando promuove campagne contro il fumo, lo Stato lo fa con la mano sinistra mentre con la destra continua a vendere, tassare e autorizzare.
Il futuro: davvero le sigarette spariranno?
In alcuni Paesi si parla di generazioni “smoke-free”, cioè giovani che non potranno mai legalmente comprare sigarette. In Nuova Zelanda si era proposta una legge per vietarne la vendita ai nati dopo il 2008 (poi ritirata per ragioni economiche). Altri Paesi stanno puntando su aumenti di prezzo, divieti in spazi pubblici e educazione nelle scuole.
Ma il cambiamento è lento. Troppo lento. Perché l’industria del tabacco non è in crisi: si evolve. Oggi vende sigarette elettroniche, dispositivi a tabacco riscaldato, snus e vaporizzatori. Spesso pubblicizzati come “meno dannosi”, ma progettati per tenere i consumatori nella rete della dipendenza.
Conclusione: il killer silenzioso che fa comodo a tutti
Le sigarette sono il prodotto legale più letale del mondo. Uccidono milioni di persone ogni anno, devastano famiglie, affaticano i sistemi sanitari e colpiscono anche chi non sceglie di fumare.
Eppure, ogni Stato ci guadagna, e nessuno sembra voler davvero fermare questo crimine a norma di legge.
La verità è che il tabacco rappresenta una delle più grandi ipocrisie moderne: sappiamo che uccide, ma lo accettiamo perché conviene. A chi produce, a chi vende, a chi governa.
E finché il profitto varrà più della vita, continueremo a contare i morti. In silenzio.