Torino, crisi di astinenza da smartphone: ragazzino finisce in ospedale

Un adolescente ricoverato in ospedale: è allarme dipendenza digitale
Un episodio allarmante si è verificato nei giorni scorsi a Orbassano, in provincia di Torino. Un adolescente è stato ricoverato al pronto soccorso dell’ospedale San Luigi Gonzaga a causa di una forte crisi da astinenza da smartphone.
Secondo i medici, il ragazzo ha manifestato uno stato di agitazione psicomotoria severa. Il malessere è emerso dopo che i genitori gli avevano tolto il telefono. L’intervento d’urgenza si è reso necessario per calmare i sintomi con la somministrazione di ansiolitici.
Sintomi simili a quelli delle dipendenze da sostanze
I medici descrivono un quadro clinico preoccupante. Il ragazzo presentava nervosismo, agitazione, scatti di rabbia e difficoltà a controllare le emozioni. Tutti segnali che ricordano quelli legati ad altre forme di dipendenza.
Crisi di pianto, tachicardia e iperventilazione hanno reso necessario l’intervento di specialisti. In molti casi simili, spiegano i medici, si parla di sindrome da astinenza digitale.
Una nuova forma di dipendenza: quella da schermo
Secondo gli esperti, la dipendenza da cellulare va trattata alla stregua di una dipendenza comportamentale. A differenza delle droghe, non coinvolge una sostanza, ma produce comunque alterazioni neurologiche significative.
Le notifiche, i like, i messaggi istantanei stimolano il cervello in modo simile a una droga. Il sistema dopaminergico, cioè il circuito cerebrale della ricompensa, viene attivato ogni volta che lo smartphone “premia” l’utente. Nel tempo, si genera un meccanismo di assuefazione.
Adolescenti sempre più esposti
L’età adolescenziale è particolarmente vulnerabile. Il cervello dei ragazzi è ancora in fase di sviluppo. Questo li rende più suscettibili ai meccanismi della dipendenza digitale.
Secondo un’indagine dell’Osservatorio Nazionale Adolescenza, quasi il 90% dei ragazzi tra i 12 e i 18 anni usa il cellulare per oltre cinque ore al giorno. Il 60% controlla notifiche e social anche di notte. In molti casi, la vita online ha sostituito quella reale.
Quando preoccuparsi? I campanelli d’allarme
Molti genitori non sanno quando l’uso del cellulare da parte dei figli diventa un problema. Ecco alcuni segnali che non vanno sottovalutati:
- Uso dello smartphone per più di 4-5 ore al giorno.
- Irritabilità o aggressività quando si chiede di spegnere il dispositivo.
- Disinteresse per attività sociali, sport o studio.
- Insonnia o sonno disturbato a causa dell’uso notturno del telefono.
- Isolamento progressivo dalla famiglia e dagli amici.
In presenza di più di uno di questi fattori, è consigliabile rivolgersi a uno specialista, come uno psicologo o un neuropsichiatra infantile.
Il ruolo fondamentale delle famiglie
Spesso i genitori si sentono disorientati o in colpa. Hanno concesso il cellulare per motivi legittimi – sicurezza, studio, comunicazione – ma col tempo l’uso è sfuggito di mano.
Secondo la pedagogista Lucia Zaccagnini, la chiave è l’educazione digitale in famiglia. «I genitori devono dare l’esempio. Se mamma e papà stanno sempre al telefono, è difficile pretendere un uso equilibrato dai figli».
Servono regole chiare: orari precisi, limiti di utilizzo e momenti “off” condivisi, come la cena o le ore serali. Non si tratta di vietare, ma di costruire consapevolezza.
Scuola e prevenzione: un’alleanza necessaria
Anche le scuole stanno iniziando a riflettere sul proprio ruolo. «Non basta vietare i cellulari in classe», afferma Marco Berrino, preside di un liceo torinese. «Dobbiamo insegnare ai ragazzi come usare questi strumenti senza diventarne schiavi».
Alcuni istituti hanno avviato giornate di digital detox. Altri hanno introdotto corsi di educazione digitale o incontri con psicologi e formatori. L’obiettivo è aiutare gli studenti a riflettere sul rapporto con la tecnologia.
La proposta degli esperti: disintossicazione digitale
Nei casi più gravi, come quello di Orbassano, può essere utile un percorso terapeutico di “digital detox”. Questo può includere:
- Supporto psicologico individuale.
- Incontri di gruppo con altri adolescenti.
- Coinvolgimento dei genitori.
- Strategie alternative per gestire ansia e frustrazione.
Il trattamento mira a ripristinare un rapporto sano con la tecnologia. In alcuni casi può essere affiancato da farmaci ansiolitici o sedativi, come avvenuto nel pronto soccorso di Torino.
Una crisi che tocca anche il corpo
Non si tratta solo di un disagio psicologico. Le dipendenze digitali hanno ricadute anche fisiche: mal di testa, stanchezza cronica, disturbi della vista, dolori muscolari, insonnia.
A livello relazionale, i giovani rischiano di perdere la capacità di comunicare nel mondo reale, con conseguente isolamento sociale, difficoltà empatiche e scarsa gestione delle emozioni.
Non solo giovani: un problema trasversale
Sebbene gli adolescenti siano i più colpiti, la dipendenza da smartphone riguarda anche gli adulti. Professionisti, genitori, persino anziani sono spesso vittime di un utilizzo compulsivo del telefono.
Secondo un’indagine dell’Università Cattolica di Milano, il 41% degli adulti italiani controlla lo smartphone più di 70 volte al giorno. Il fenomeno è trasversale, e riguarda ogni fascia d’età.
Un segnale da non ignorare
L’episodio di Orbassano è solo la punta dell’iceberg. Un segnale forte, che invita tutti – famiglie, scuole, istituzioni – a prendere coscienza della fragilità digitale delle nuove generazioni.
Educare a un uso responsabile della tecnologia è oggi una delle sfide più urgenti della nostra società. Significa aiutare i giovani a vivere la realtà con equilibrio, senza rifugiarsi in un mondo virtuale che spesso promette connessione, ma produce solitudine e dipendenza.